L’8 e il 9 giugno a Firenze non si voterà soltanto per le elezioni europee: i cittadini saranno anche chiamati a scegliere il prossimo sindaco, che verosimilmente sarà – ancora una volta – il candidato espresso dal Partito Democratico.
Tra i temi principali della campagna elettorale della candidata sindaco Dem, Sara Funaro, c’è la questione abitativa. Tema che ovviamente non riguarda soltanto il capoluogo toscano, e neanche solo l’Italia: in tutto il mondo occidentale la possibilità di comprare una casa sta diventando sempre più una chimera per le generazioni Y (i c.d. Millennials) e Z. Non molto meglio va per gli affitti, come sanno bene gli studenti e i lavoratori.
Sul banco degli imputati per l’impennata dei costi, negli ultimi anni, c’è finita AirBnB, la piattaforma per gli affitti brevi peer-to-peer. I proprietari di appartamenti, soprattutto se ubicati nei centri storici delle città, sono più propensi ad affittare per periodi brevi o brevissimi (1 notte) ai turisti, piuttosto che per periodi medio-lunghi a studenti e lavoratori. Così, in Italia come altrove, la politica è intervenuta con gli unici strumenti che sembra conosce: divieti, restrizioni e dirigismo.
A Firenze il sindaco Dario Nardella ha varato, nel 2023, una delibera che vieta la creazione di nuovi AirBnB nella c.d. “area Unesco”. La decisione di agire tramite delibera comunale, spiegò Nardella, era dovuta al fatto che la legge nazionale promessa dal governo non era, a suo dire, sufficientemente restrittiva, visto che si limitava a imporre il “minimum stay” di due notti.
La delibera ha avuto in seguito qualche vicissitudine burocratica, ma ad oggi è stata confermata.
Ma quale impatto ha avuto sul mercato immobiliare fiorentino? Ha aiutato le fasce più deboli?
Ora si fatica a trovare in affitto anche in periferia
La risposta l’ha fornita Tecnocasa, in un report relativo alla seconda metà del 2023, pubblicato lo scorso 16 aprile: in estrema sintesi, il fenomeno degli affitti brevi ha “esondato” dal centro e ha raggiunto le periferie. E questo, secondo la nota azienda, è proprio la conseguenza della delibera “salva-centro”. Così, adesso trovare case in affitto per periodi lunghi sta diventando sempre più difficile anche in periferia, e gli unici acquisti sono quelli per investimento.
Il nuovo “Grande piano” e il paradosso delle 5000 case vuote
Per correre ai ripari, la candidata Funaro ha annunciato un “Grande piano per la casa”, con investimenti per 115 milioni e creazione di 1600 nuovi appartamenti entro 5 anni. Il tutto mentre ce ne sono circa 5000 vuoti, a livello regionale, e c’è chi ha fatto notare che ristrutturare costa un decimo che costruire ex novo (per non parlare del risparmio in termini ambientali: a Firenze c’è stato un tempo in cui un certo Sindaco annunciava trionfalmente la politica dei “volumi zero”).
Non solo Firenze: i casi New York e Spagna
La strategia delle restrizioni non pare però un’esclusiva italiana. A New York, ad esempio, una legge ha introdotto pesanti restrizioni per i proprietari, tra cui l’obbligo di vivere ed essere presenti nell’alloggio che vogliono affittare. I risultati, tuttavia non sembrano vedersi, come spiega Amanda Hoover su Wired, riportando le parole di Tony Lindsay, presidente della New York homeowners alliance corp (Nyhoa):
Lindsay spiega che più del 95% dei membri del gruppo afferma di non voler affittare i propri appartamenti a lungo termine. Ma ora (…) queste persone si trovano ad affrontare l’aumento dei costi degli alloggi senza avere un modo immediato per controbilanciarli. La legge ha prodotto alcuni effetti involontari che stanno danneggiando i proprietari di case più piccoli
Politiche analoghe si registrano un po’ ovunque anche nel vecchio continente. Nella Spagna governata dal socialista Pedro Sanchez, i prezzi per gli affitti sono aumentati del 22% tra i 2017 e il 2023; nel mese di maggio dello stesso anno il governo ha approvato la Ley por el Derecho a la Vivienda, che ha introdotto ulteriori limitazioni dei prezzi e altre restrizioni normative.
Il risultato di queste politiche è sempre il solito: sempre meno proprietari di case o appartamenti sono disposti ad affittare per lunghi periodi, scoraggiati anche dalla normativa in materia di sgomberi in caso di occupazioni abusive. Di conseguenza l’offerta si riduce, e il prezzo sale.
L’Argentina di Milei in controtendenza
Chi ha scelto un approccio diametralmente opposto è Javier Milei, Presidente dell’Argentina. Tra le circa 300 leggi abrogate in un colpo solo col maxi-decreto deregolamentazioni a dicembre 2023, c’era anche la Ley de Alquileres, la legge sugli affitti. L’effetto si è visto subito: nella sola Buenos Aires l’offerta di appartamenti in affitto è decuplicata, e di conseguenza il prezzo è sceso di un buon 20%.
Quello immobiliario è dunque uno dei tanti casi in cui il pur nobile proposito di aiutare i più deboli si rivela controproducente: l’eccesso di norme e restrizioni, nonché talvolta un certo controllo dei prezzi, limita l’offerta e tiene alto il prezzo; viceversa, la deregolamentazione spinge più proprietari di case a mettere sul mercato i propri immobili, aumentando l’offerta e abbassando il prezzo.
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